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La rosa del mio giardino
Scheda artistica
«Siamo due spiriti gemelli. Ecco la prova: sette anni senza vederci e abbiamo coinciso in tutto come se parlassimo tutti i giorni. Grande, grande Salvador Dalí» (Federico Garcia Lorca)
È il 1923. Alla Residencia de Estudiantes, famoso collegio a Madrid che ospitava rampolli dell’alta borghesia spagnola, arriva un giovane impacciato, con l’aria un po’ trasognata e l’aspetto singolare. Ha diciotto anni e fa il pittore. Il suo nome è Salvador Dalí.
Il giovane attira subito l’attenzione di un poeta di poco più grande di lui e molto in vista alla Residencia: Federico Garcia Lorca. Tra i due nasce subito un’ amicizia fatta soprattutto di intesa intellettuale. Sono spiriti affini che vedono il mondo con gli stessi occhi.
È difficile dare un nome al tipo di rapporto che univa i due artisti. Di fatto, non si hanno prove di una vera e propria relazione romantica tra loro.
Lorca, invece, scrisse la celebre Ode a Salvador Dalí, dove è ben chiaro l’affetto che provava per l’amico e l’ammirazione per il suo genio artistico. Lo definisce appunto, “rosa del giardino”.
Lasciata la scuola inizia tra i due un epistolario durato fino alla fucilazione del poeta. Della fitta corrispondenza tra loro sono sopravvissute quaranta lettere scritte dal pittore a Lorca, mentre sono rimaste solo sette lettere di Lorca a Dalì. La spiegazione sembra si trovi in un certo atteggiamento ostile nei confronti di Lorca sia da parte della sorella di Dalì, che della moglie.
Mario Gelardi e Claudio Finelli, partendo dalle lettere ritrovate di Salvador a Federico, hanno immaginato le lettere in risposta del poeta all’amico pittore. Poesia, pittura, amicizia, sentimenti che
sfiorano l’amore, in un rincorrersi di parole e disegni. Nove anni di lettere reali e immaginarie.
Abbiamo voluto lasciare inalterata la separazione (anche fisica) tra i due artisti, mai diventato vero amore così come agognato da Lorca. Le lettere di Dalì, inviate all’amico, ci raccontano di un
rapporto cinico che si scontrava con una disperata ricerca d’amore.
La messa in scena è essenziale, le lettere vengono restituite nella loro purezza, accompagnate dalla struggente musica del maestro Arcangelo Michele Caso.
L’ultimo incontro, l’ultimo ballo tra i due segna la fine di un’amicizia, forse di un amore, sicuramente la fine di una vita.
Lo spettacolo andrà in scena nell’ambito del Napoli Teatro Festival edizione 2021.
«Ti ricordo sempre. Ti ricordo troppo. Figlio mio, devo pensarti bruttissimo per non amarti di più». Agosto 1927, firmato Federico.
Drammaturgia di: Mario Gelardi
Da un testo di: Claudio Finelli
Con: Simone Borrelli – Dalì, Alessandro Palladino – Lorca
Musiche originali eseguite dal vivo da:Arcangelo Michele Caso
Luci: Alessandro Messina
Scene e costumi: Rachele Nuzzo
Regia di: Mario Gelardi
Prezzo
Euro 10. Per info e prenotazioni,
contattare +39 338 145 76 88
Data
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Luogo
Mulino Pacifico. Via Appio Claudio (BN)